Arte

Sublimina: l’arte senza confini

Oltrepassare. Trascendere. Sconfinare. Tutto questo è Sublimina.
Una mostra che ruota intorno ad una delle esigenze principali del nostro tempo: superare i confini. Andare oltre.
Oltre le frontiere. Oltre le barriere. Oltre.

 

La rassegna, di livello internazionale, è stata organizzata dal Collettivo Curatoriale composto dagli studenti della VI edizione del Luiss Master of Art, guidato da Achille Bonito Oliva (Responsabile Scientifico).
Il noto critico d’arte ha diretto e supervisionato tutte le fasi di ideazione e allestimento, indirizzando gli artisti ad affrontare una tematica complessa, come il concetto di confine, attraverso varie declinazioni e sfumature.

 

La scelta del luogo espositivo, il Museo delle Mura Aureliane di Roma poi, è altamente evocativa. Collocato all’interno dell’antica cinta muraria, che per secoli ha segnato la demarcazione tra centro abitato e campagna, è la perfetta metafora del concetto di confine.

 

Seguendo l’andamento del museo, disposto su vari piani, il visitatore segue un percorso multiforme fatto di spostamenti trasversali, in un continuo oltrepassare invisibili barriere.

 

“Questi corti circuiti tra architettura del passato e arte contemporanea – spiega Bonito Oliva – vivacizzano, riducono la distanza archeologica, producono possibilità per il passato di ospitare il presente e per il presente di dialogare con il passato”.

 

La formula? 15 x 18.
15 artisti per 18 opere, queste ultime selezionate in maniera davvero oculata.
L’abbondanza espositiva infatti, non sempre è sinonimo di buona mostra.

 

Fotografie, installazioni video e sonore, dipinti, sculture.
Ogni artista, attraverso il proprio mezzo espressivo, ha ricostruito il “suo” concetto di confine guidato dalla propria esperienza e poetica.
Per questo motivo, le sfere semantiche di appartenenza delle singole opere spaziano dalla dimensione antropologica, a quella filosofica, socio-politica e geografica.

 

L’opera che sicuramente colpisce dritto al cuore è quella di Fiamma Montezemolo, Nation Dust (2012). L’artista italiana sbriciola letteralmente una parte del muro, che divide Messico e Stati Uniti, e ne esibisce la polvere in un’ampolla. Un gesto forte, estremamente simbolico, che svela la precarietà di quello che, nel nostro immaginario, è il concetto di impermeabilità e invalicabilità.

 

Molto interessante anche il cubano Ariel Orozco, che nella sua installazione – Untitled (Sed) (2012) – costruita con 3400 bicchieri da cocktail riempiti di sabbia, disposti a formare dei continenti fittizi, gioca con i paradossi. È così che la sabbia, elemento arido e secco, sostituisce il liquido, la sostanza destinata al bere.
L’opera inoltre cambia disposizione e forma ogni volta che viene assemblata, un gesto teso a sottolineare nuovamente, un metaforico spostamento di confini.

 

Ma il lavoro dell’artista caraibico, che non lascia certo indifferenti, presenta un livello di lettura, ancor più sottile e profondo, nella sua denuncia sociale. Il bicchiere da cocktail, simbolo di lusso e ricchezza, riempito con la sabbia del deserto, al contrario invece simbolo di povertà, vuole essere una dura critica al nostro modello di società capitalistica.
L’autore, per comunicare fino in fondo le sue idee, ci chiede di interagire. Come?
Compiendo un percorso all’interno della sua installazione.
Il senso di libertà iniziale, dato dal camminare in questi spazi, sarà lentamente sopito dal sentirsi invischiati e, in definitiva complici, dei paradossi generati dal mondo moderno.

 

Da segnalare anche il filo sospeso nel video Fil de sëida (2016) di Marzia Migliora, che ricorda invece quanto i confini possano essere resi solidi dal tempo e soprattutto dalla nostra memoria, che ben radicata, difficilmente si lascia andare alla dimenticanza e al superamento.

 

Una mostra senza dubbio interessante, che non offre risposte, ma pone invece importanti e profondi interrogativi, cercando di operare una riflessione sul momento storico attuale.

 

L’idea di confine appartiene in maniera costruttiva all’arte e ai suoi territori. – afferma ancora Bonito Oliva –  L’arte è sempre la tentazione, la proposta, il tentativo di uno sconfinamento”.

 

L’arte è Andare oltre. Sempre.

 

• SUBLIMINA •

15 dicembre 2016 – 10 gennaio 2017

 Museo delle Mura Aureliane

Roma – Via di Porta San Sebastiano, 18

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.