Cultura

Marvin: la ri-scoperta dell’io attraverso il teatro

 

Marvin, ultima fatica di Anne Fontaine, è stato presentato nella sezione Orizzonti della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.  Il nuovo lavoro della regista francese è un dramma esistenziale raccontato con delicatezza, sensibilità e notevole capacità introspettiva e psicologica.

La vicenda evoca le pagine dei classici romanzi di formazione: il protagonista, nei delicati anni pre-adolescenziali, attraversa un tormentato percorso alla ricerca della propria identità ed è ostacolato, in primo luogo, proprio dalla famiglia di origine.

Il papà è infatti un uomo grezzo, incapace di una comunicazione sensibile che possa andare oltre i limiti di una gretta materialità, mentre la mamma è una figura di contorno, poco empatica e scialba, impegnata solo a rivestire formalmente e sciattamente il ruolo di madre e di moglie.

Tormentato dai bulli e da continui maltrattamenti per mano di coetanei, a causa del suo cognome “Bijou” e per la delicatezza nei modi, Marvin è solo e soffre profondamente la sua condizione di diverso e alienato.

Incapace di uscire dal suo guscio e di rompere gli schemi di una vita che lo imprigiona, il ragazzo trova la possibilità di esprimere e di trovare finalmente se stesso attraverso il teatro, che diventa uno strumento di rottura e un simbolo di comunicazione (grazie all’aiuto della preside della sua scuola prima e al suo insegnante di recitazione poi).

Il talento artistico e l’iscrizione a un corso di recitazione offrono al protagonista la possibilità di nuovi stimoli culturali e gli aprono orizzonti mai sognati prima: finalmente Marvin, dopo un tortuoso percorso, trova il suo talento espressivo, accettando il difficile rapporto con i suoi familiari.

L’arte diventa nella pellicola di Anne Fontaine una catarsi, lo strumento in grado di liberare l’io dalle catene di un’adolescenza che ancora imprigiona e tormenta il protagonista.

Marvin, dapprima anti-eroe, riesce a raccontarsi in un toccante monologo e rinasce finalmente, ricongiungendosi, attraverso il palco, con un passato difficile da accettare.

La regia è pulita ed essenziale, senza peccare in enfasi o scadere in un patetico sentimentalismo, sebbene il rischio fosse alto.

Le scene di vita reale di Marvin si sposano perfettamente con il mondo simbolico e con l’universo immaginario legato al teatro: l’arte diventa prima rottura degli schemi e poi possibilità di oltrepassare i propri limiti, con la riscoperta di una nuova vita ed identità attraverso la ri-costruzione di se stessi.

Morte e rinascita, crisi e riconciliazione con le proprie origini sono aspetti che convivono armonicamente in questo delicato dramma esistenziale, che risulta profondo e toccante.

Sarah Mataloni

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Foto e video: courtesy Mostra Internazionale d’Arte Cinamatografica

Scheda del Film

Regia: Anne Fontaine

Interpreti: Finnegan Oldfield, Isabelle Huppert, Charles Berling, Catherine Mouchet, Rebecca James, Vincent Macaigne, Catherine Salée, Grégory Gadebois, Philippe Ohrel, Ian McCamy

Genere: Drammatico

Durata: 115 min.

Paese: Francia

Anno: 2017

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.