Storytelling

L’eros millenario dell’arte in 160 caratteri

“Cercate e twittate l’eros nei musei”, così è stata lanciata la campagna social del Ministero dei Beni Culturali per far appassionare cittadini e turisti attraverso un ‘safari’ fotografico. Si sono contati già 13 milioni di visitatori in Italia nel 2016. Ma non tutti giovanissimi. Infatti spesso accade che i ragazzi si sentano poco ingaggiati nella logica dei musei perché troppo lenti nell’era digitale. Troppo introspettivi e dalle pretese troppo alte. E allora, come in una storia d’amore, sono stati i Musei a trovare uno stratagemma.

Con l’hashtag #novembrealmuseo l’obiettivo è stato stimolare la ricerca della passione, della carnalità, delle forme dell’eros tra quadri, sculture e i siti archeologici dell’immenso patrimonio artistico italiano. Un contatto diverso e una comunicazione immediata. La sensualità è diventata un gioco di sguardi fotografici tra i musei e gli appassionati. E’ diventa una sfida al rilancio, una caccia al tesoro. Ed è stato il  MIBAC a stuzzicare per primo gli animi.

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Nel ‘safari’ ecco la risposta di una giocatrice. Si sà, in amore vince chi fugge. Ma la tensione nell’aria rende l’eros una continua scena teatrale. Proprio come nell’Apollo e Dafne di Bernini. Dove il corpo di lei si sta per trasformare in un albero di alloro per non essere posseduto e lui, respira quel poco che può. Dal 1625 una delle forme dell’eros per eccellenza.

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Sfiorarsi, sentirsi, spingersi fuori dai confini dell’io. Questo è il sesso. E in questo caso forse, significa spingersi fuori dalle mura di un museo. I curatori della Villa Romana di Faragola, in provincia di Foggia, l’hanno interpretato così e invitano a posare lo sguardo sulla pelle soda delle menadi danzanti.

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Non basta, ancora! Nel viaggio dell’eros è anche botta e risposta tra musei e amatori. Una visitatrice si abbandona tra le braccia di Pietro Aretino. Un momento intimo di scoperta erotica. E in effetti c’è un po’ di invidia per il cigno che può diventare tutt’uno con la protagonista del quadro.

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Cercarsi nel buio, amarsi e non potersi vedere fino in fondo, così da voler tornare ancora una volta a esplorare. La Pinacoteca MUSA di Sassari accetta la sfida, con Amore e Psiche del XVIII secolo.

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A volte, nel rapporto, qualcuno dà di più per un impeto di vitalità, senza chiedere niente in cambio. In questa caccia al tesoro i Musei di Reggio non si sono risparmiati. Hanno saltato tutti i preliminari e si sono lanciati su simboli archetipici dell’eros come Venere e Cupido.

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Gli amanti dell’arte non si tirano mai indietro. Rispondono ancora, nel gioco delle parti. L’eros è attesa, è anche un po’ di illusione, come il sogno di incontrare quel massimo piacere. Ed è proprio questa scintilla di curiosità che spingerà ad andare a visitare tanti e tanti musei dal vivo.

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Con un’ora d’amore con l’arte si arriva a provare grandi sentimenti che non passano in fretta. E così, 160 caratteri virtuali si tramutano in un viaggio reale nel mondo della bellezza. Il prossimo tema sui social per la campagna saranno gli animali, “Lo zoo delle meraviglie”, chissà se riuscirà ad essere altrettanto caldo.

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.

Un pensiero su “L’eros millenario dell’arte in 160 caratteri

  • Matteo Merolla

    Un’iniziativa splendida. Poco tempo fa, un piccolo museo francese sulla prima guerra mondiale stava rischiando la chiusura. Senza preavviso, cominciò a raccontare la storia di alcuni personaggi di finzione, attraverso condivisioni su Facebook, informazioni “in tempo reale” su Twitter ed immagini dal campo di battaglia o dalle donne rimaste in città su Istangram.
    Era come se stessero vivendo la grande guerra avendo a disposizione i social network.
    Divenne incredibilmente virale e che riuscì a quadruplicare i biglietti venduti rispetto al anno prima e a salvare il museo.

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