L’età dell’adolescenza e Papa Francesco
Da pochi giorni ci ha lasciato il Papa della semplicità che, non a caso aveva scelto il nome Franciscus, il Santo che viene evocato con il TAU, simbolo che racchiude in sé valori come l’amore per la pace, l’etica e il creato. Ed è proprio il messaggio tramandato dal poverello di Assisi e ripreso da Papa Francesco che offre lo spunto per una critica a tutto tondo sulla società consumistica e materialistica del Mondo moderno.
La compassione e la tenerezza
Abbiamo bisogno di compassione e tenerezza eppure educhiamo i figli ad essere forti e prepotenti più che felici.
Viviamo in una cultura dove il verbo “manutenere” ha perso ogni significato, che non si limitava soltanto ad una parola ma racchiudeva in sé il senso dell’amore per ogni piccola cosa.
I tessuti erano rigorosamente ecologici e avevano meravigliose etichette ricamate in oro dove si leggeva: pura lana, oppure puro lino, puro cotone e così via. Aggiustare un cappotto in pura lana era un atto d’amore per il quale le persone cercavano le migliori ricamatrici o le sarte avvezze ad un problem solving artistico. Risuolare una scarpa in vera pelle richiedeva un artigianato capace di far rinascere oggetti usurati. Io dipingevo per i negozi e mi capitava spesso di rendere fresche e nuove vecchie giacche che, da noiosette e grigie, acquistavano nuova vita grazie ai colori. Per i bambini era in gran voga l’Ape Maia, mentre i più grandicelli volevano la testimonial del Cacao Meravigliao. Ricordo gli abiti da uomo con le etichette di Angelo Litrico, per gli abiti maschili e i Borsalino per i cappelli originali. La creatività si faceva largo ogni giorno. C’era poca tecnologia ma esistevano ancora la compassione e la solidarietà. E ai figli veniva insegnato tutto questo.
I social e la tecnica
Oggi purtroppo, complici i social, si insegna la prepotenza, la prevaricazione, la manipolazione e il narcisismo impera e aumenta in maniera vorticosa. Come diceva Umberto Eco, i social fanno apparire il Premio Nobel al pari dell’analfabeta. E se fosse solo analfabeta intellettuale potremo ancora dirci soddisfatti. Purtroppo si tratta di analfabetismo emotivo e apparentemente vince, non chi sa di più, ma chi la sa raccontare meglio. Ecco allora che occorrono bravi venditori, esperti di marketing, bravi tecnici, ma spariscono le persone creative. E le idee? Sparite completamente e arraffate dall’uno all’altro senza competenze specifiche. Quelli che ne hanno vengono definiti noiosi così come le persone tenere vengono considerate “coglione”.
Legittimata la violenza
Ma torniamo alla riflessione relativa ai giovani per i quali oggi si accendono ampie discussioni per comprendere le motivazioni in base alle quali ragazzi si sentono legittimati tanto facilmente ad agire con pesanti aggressioni sugli altri, sia sui compagni che sugli adulti.
La letteratura psicologica e altre discipline tentano, ciascuna a suo modo, di dare delle risposte e identificano alternative variabili per fornire risposte al fenomeno dell’aumento di aggressività e narcisismo. Chi vede le cause maggiori negli aspetti psicologici, chi in quelli antropologici, chi in quelli familiari e chi in quelli sociologici. La conclusione alla quale tutti arrivano è comunque sempre orientata a ritenere che la nostra sia una società rivolta verso valori di tipo narcisistico, che indirizzano i ragazzi verso una vita nella quale impera un profondo senso di vuoto.
L’importanza delle parole
I ragazzi vengono abituati all’utilizzo di parole che non hanno contenuti ma che pongono una eccessiva enfasi sull’immagine, sullo status a discapito della autenticità profonda. Vengono educati ad un pensiero prevaricante che mette le proprie esigenze sopra ogni altra cosa. Viene loro insegnato che i social sono mezzi da utilizzare per costruirsi una narrativa personale che spesso non corrisponde all’essenza delle persone. Ultimamente mi è capitato spesso di leggere la parola emozione riferita anche a situazioni, che avevano in sé altri vissuti ma non le emozioni. Anche l’arte viene sempre descritta sotto l’egida delle emozioni. Certamente chi fa il mio lavoro e studia psicologia e arte, l’emozione la vede anche in un piatto di insalata, ma l’arte non è nata per questo o perlomeno non solo per questo. Oppure si sente parlare con disgusto di narcisismo da chi ne ha chiari segni ed è anche portatore di Siamo la nazione dove si legge di meno, dove non si sanno più decodificare le emozioni, dove il talento e la competenza, o vengono osteggiate e bullizzate o sembrano non valere più nulla. Una iper-connettività ed una auto-promozione che relega le persone più sensibili e intelligenti in uno spazio che non gli é consono né a livello economico né a livello di rispetto.
I ponti verso il narcisismo
E già questi sono ponti che conducono direttamente al narcisismo e che i ragazzi sposano incominciando a presentarsi autocentrati in maniera eccessiva, con l’’aspettativa di accesso facile a fonti di piacere, tesi ad attribuirsi più valore e titoli che non a conquistarseli, pretendendo indulgenza e imparando a sedurre, manipolare, convincere, diventare onnipotenti, sentendosi superiori ai laureati, agli esperti, senza avere alcun titolo. Basta la prepotenza sotto ogni forma e una narrazione vuota di contenuti con un esagerato apprezzamento di sé e una manipolazione della realtà. L’obiettivo è quello di prevaricare e sminuire chi reputano migliore, non tanto nei beni materiali ma in quelli interiori. Tutto questo presuppone anche uno sgravio dalle frustrazioni e dalle responsabilità in ragazzi privati di compassione ma con un interesse iper-centrato su di sé e quel che é peggio inconsapevoli di tutto questo. È molto più facile e più comodo proiettare le negatività fuori di sé e chi tenta invece di mostrare la negatività vera in chi ne é portatore non viene creduto. Ogni azione viene dunque letta con questa lente e i soggetti non vengono mai visti realmente per ciò che sono. Qui ha inizio la negazione dell’identità dell’’altro, che senza dubbio è uno dei sintomi di strutture narcisistiche, caratterizzate anche dal giudizio. I ragazzi timidi non piacciono più eppure sono meravigliosi. Curiosi, desiderosi di imparare, non giudicanti. Come mai vengono frustrati? Madre a Teresa diceva che chi giudica quando non è richiesto, non ha tempo per amare. Dove invece ci vorrebbe un giudizio netto come la lama di una spada, non c’é.
Le guerre
Purtroppo siamo anche la nazione dove i ragazzi non sono in grado di riconoscere il vero valore dall’auto-incensamento, abituati al linguaggio dei Social. Ma gli adulti che probabilmente sono in grado di comprendere perché continuano a spargere semi di bruttezza? Come mai le persone a cui è stata uccisa una figlia da un narcisista, coloro che hanno i bambini sotto le macerie delle guerre, coloro che non hanno un tozzo di pane, coloro che sono stati umiliati, denigrati, offesi, sminuiti, riempiono le strade e le piazze per chiedere giustizia, compassione, tenerezza, dignità e coloro che invece vivono nell’agio lottano per prevaricare, perdono tempo a girare le cose a loro favore? Come mai seminano ingiustizia, come mai seguono i prepotenti, i manipolatori, coloro che promettono la luna e non hanno intenzione neppure di dare una briciola e svalorizzano chi è portatore di sensibilità e dei veri valori? La vera fosforescenza non sta nei lustrini, nelle cose pompose, la vera fosforescenza è all’interno di noi stessi ed è capace di illuminare i luoghi più oscuri.
E viene da chiedersi? Possibile che occorra una guerra per riportare le persone a comprendere il senso della vita?
Possibile che la gente non comprenda più dove sta Dio e per i laici la coscienza? Possibile che dove non manca il pane si sia perso il senso della vita? Possibile che non si comprenda che in questo modo si potenziano i falsi, i bugiardi, i mitomani? Possibile che nessuno pensi che tutto questo ha ripercussioni su figli e nipoti?
Un insigne collega, Alexander Lowen, ha scritto una frase bellissima che riesce a fornire tutte le risposte con poche parole: “Chi rinuncia ai veri valori, per l’immagine esasperata, per lo status, per il potere, fa un patto con il demonio, il narcisista lo accetta”.
Domande inutili
E in una società siffatta è veramente inutile chiedersi come mai i ragazzi sono più aggressivi, così come è inutile attribuire a loro la colpa.

Paola Dei
foto fornite da Paola Dei

