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Enoturismo: tra economia reale, startup e app.

Chi può dire di non rimanere incantato dal panorama di lunghi filari di vite che pettinano le colline toscane, piemontesi o umbre? Di sicuro non il crescente numero di turisti del vino che ogni anno degustano e acquistano vino direttamente in cantina. Le ultime stime diffuse nel 2016 dal XII Rapporto sull’Enoturismo contano, infatti, per il nostro paese circa 13 milioni di visitatori per un valore complessivo che supera i 2,5 miliardi di euro.

Chi è il turista del vino? E quali le motivazioni di questa crescita esponenziale di interesse?
Complici la crisi economica, che ha visto crescere il turismo mordi e fuggi dei week-end lunghi, e il timore di essere coinvolti in attentati terroristici all’estero, sempre più spesso gli italiani scelgono di spendere le loro vacanze in patria, andando alla scoperta delle meraviglie del Belpaese di cui senza ombra di dubbio fa parte l’enorme patrimonio enogastronomico nostrano. Sommelier, operatore del settore, o più semplicemente un consumatore attento e curioso, l’enoturista visita la cantina, incontra il produttore, partecipa a eventi legati alla stagionalità del vigneto (la vendemmia, l’appassimento), acquista vino, scopre i prodotti agroalimentari del territorio e spesso pernotta direttamente in cantina, per una spesa media di poco meno di 200 euro a testa. L’enoturismo si configura quindi come una grande opportunità di crescita per le economie territoriali in termini di occupazione, tutela del paesaggio e salvaguardia dell’ambiente.

Potenziale volano per la nostra economia, l’enoturismo soffre della stessa mancanza di visione strategica comune tra amministrazioni locali, governo centrale e settore privato di cui soffre la valorizzazione dei beni culturali. Spesso, infatti, i produttori sono legati a comitati e consorzi locali privi, per loro natura, della visione globale necessaria a far decollare il settore nella competizione con altri paesi europei come Spagna e Francia. Quest’ultima, sempre in prima linea nella valorizzazione del proprio patrimonio, ha inaugurato nel 2016 un portale bilingue esclusivamente dedicato all’enoturismo nazionale, www.visitfrechwine.com. Il sito rientra nell’ambito di una serie di iniziative messe in atto dal Ministero degli Affari Esteri e dello Sviluppo Internazionale e del Consiglio Superiore dell’Enoturismo per attrarre pubblico straniero nelle mete dell’enoturismo nazionale.
Da noi non tutto è da biasimare, importante il lavoro svolto negli ultimi decenni al livello nazionale da organizzazioni come il Movimento Turismo del Vino, promotore di “Cantine Aperte” e “Calici di Stelle”, e dall’Associazione Nazionale Città del Vino, unione di sindaci e amministratori di numerose realtà locali che compongono il vigneto Italia, le quali hanno annunciato nuove sinergie per il futuro del comparto enoturistico.

Ma come organizzare un’enovacanza? Dove si incontrano domanda e offerta oggi?
Diversi i siti che danno informazioni e contatti delle cantine su base regionale e locale, meglio organizzati sono i toscani, i piemontesi e gli alto-atesini, al contrario manca un portale unico che aiuti l’enoturista ad orientarsi nella vastità di un’offerta proveniente da tutte le regioni italiane.

Se il settore pubblico lascia un vuoto è il privato a colmarlo, intuendo le potenzialità del business e così, nell’era digitale, la prenotazione di una visita in cantina è a portata di clic grazie a start up come Winedering e Wikivinum.

La prima nasce dall’idea di due ragazzi marchigiani, Stefano Tulli e Denis Seghetti, di creare una vetrina per i produttori in grado di attirare nuovi visitatori in cantina e si basa sul motto “Viaggia, degusta, condividi”: l’utente, registrandosi gratuitamente alla piattaforma, può recensire le cantine che visita, essere informato sugli orari di accesso, sugli eventi in programma e, grazie alla geolocalizzazione, può scoprire altre cantine presenti nella zona scegliendo così la prossima meta del suo enotour. Una sorta di Tripadvisor delle cantine per intenderci, buone le potenzialità di Winedering che conta al momento più di mille cantine registrate di cui molte straniere.
www.winedering.com.

Altro progetto interessante e decisamente interattivo è Wikivinum, applicazione enciclopedica sul vino italiano ideata da un gruppo di giovani professionisti provenienti da diversi settori. Anche qui l’obiettivo è mettere in contatto cantine e consumatori unendo un database di informazioni sul vino alla logica del social network. Gli utenti hanno infatti la possibilità di creare un loro profilo, recensire vini, creare una wishlist, seguire cantine e condividere con gli altri utenti la loro passione garantendo così, ai produttori e ai loro prodotti, maggiore visibilità ed esposizione mediatica.
www.wikivinum.com

Grandi e inimmaginabili sono le potenzialità di diffusione delle informazioni sul vino che vengono dalla tecnologia, il vino, tuttavia, rimane un’esperienza sensoriale, resa unica dall’incontro con il produttore nei luoghi che ne raccontano la storia, magari vissuta insieme a compagni di viaggio che condividono la stessa passione.

 

 

Immagine di copertina di Carolina Smeriglio.

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.