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Il Lakhta Center alla conquista del cielo: dagli Stalinskie ai Putinskie Vysotki

Il Lakhta Center è un grattacielo in costruzione nel distretto Primo’rskij (Примо’рский райо’н) di San Pietroburgo, che affaccia sul Golfo di Finlandia. Il complesso multifunzionale diverrà nel 2018 il più alto edificio in Europa. Imponente e ultramoderno, l’edificio sfida in altezza la Башня Федерация (Bašnja Federazja), la Torre della Federazione, sorta nel cuore del business russo ed euroasiatico, il World Trade Center di Mosca.

Eredi del monumentalismo architettonico d’epoca staliniana, i grattacieli di ultima generazione tra Mosca e Pietroburgo rappresentano la versione contemporanea delle Seven Sister, gli Сталинские высотки (Stalinskie Vysotki), sette grattacieli costruiti tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta del XX secolo nell’ambito di un ambizioso programma sovietico di edificazione.

Il piano urbanistico di quegli anni aveva come scopo ricostruire la città dopo le devastazioni e le demolizioni della Seconda Guerra Mondiale. Una rinascita architettonica che incarnava il fallimento dell’utopia idealistica delle avanguardie russe d’inizio secolo.

Se Mosca è stata in passato il punto di riferimento e il modello per le altre capitali del blocco sovietico, la capitale russa oggi ha fatto da apripista per le altre metropoli della Federazione russa, in primis Pietroburgo, per divenire modelli di città postmoderne e altamente tecnologiche. Evolve l’homo sovieticus, così come evolvono i Высотные здания (Vysotn’ie zdanija), che possiamo azzardare a chiamare Путинские высотки (Putinskie Vysotki), simbolo di una Russia che s’identifica, soffre e si evolve all’ombra del suo leader politico, Vladimir Putin.

Il canone ideologico dell’urbanistica contemporanea russa ripropone lo stesso modello del fare inserito nella propaganda socialista, legato all’operosità dell’industrializzazione e dello sviluppo tecnologico. Anche la prospettiva non è cambiata: Mosca e San Pietroburgo devono svilupparsi in altezza e in profondità: sottoterra per le masse che si spostano tra casa e lavoro, in altezza l’élite, l’establisment, in mano a cui sono i destini del popolo una volta attraverso la politica, ora attraverso la finanza.

Lo sviluppo architettonico e la riqualificazione delle metropoli russe contribuisce in quest’ottica a far acquisire di nuovo ai cittadini russi la consapevolezza di possedere come collettività il bene pubblico, che ritorna a essere simbolo della potenza dello Stato russo. La bellezza architettonica e la funzionalità del gigantismo simbolico rappresentato dai nuovi grattacieli russi si manifestano in tutta la loro armonia, in contrasto con la miseria e il grigiore quotidiano delle periferie.

In un recente articolo pubblicato da “The Moscow Times” dal titolo Waking the Russian Spirit of Urbanism, scritto da Sergej Kapkov, che è stato a capo del Dipartimento della Cultura del Governo di Mosca dal 2011 al 2015, è evidenziato come ogni cittadino russo oggi è “an urbanist, humanist, and a city activist“.  Durante il forum economico di Soči della fine di settembre 2016, il governo russo ha lanciato un programma di riqualificazione urbana chiamato “Creating a Comfortable Urban Environment“; la stessa mission si trova nella homepage del Lakhta Center, come base per le città modello future, che dovranno, più per esigenza che per mainstream, rispettare l’ambiente.

As large European cities grow and develop, green technologies start playing a more and more vital role in their life. Green construction, green transport, green tourism. The main objective of this trend is both improving an ecologic situation in large cities and creating comfortable and harmonious urban environment of an absolutely new quality. According to experts, a green approach in urban planning might be one of the main instruments to resolve urban problems which were regarded as unmanageable in the past”.

L’attuale sindaco di Mosca, Sergej Sobjanin, ha recentemente dichiarato di auspicare una sua rielezione il prossimo 9 settembre 2018 per poter portare a termine tutti i progetti urbanistici che la sua amministrazione ha in atto, tra cui quello indicato come “My Street“, per il miglioramento delle condizioni delle strade moscovite. L’ambizioso progetto, pur amplificando il problema delle strade congestionate dal traffico nel breve termine, potrebbe portare i frutti desiderati in termini di vivibilità della città nel lungo periodo.

A Mosca anche i parchi Gorkij e VDNKh sono stati rinnovati, mentre lo Zarjad’e è sorto in un’area dove, una volta, si trovava la storica Гостиница Россия (Gostinica Rossija), un enorme complesso edilizio di ventuno piani adibito ad albergo e costruito tra il 1964 e il 1967. A marzo del 2006 sono iniziati i lavori di demolizione dell’ex albergo e il progetto di riqualificazione del distretto di Zarjad’e è stato affidato all’architetto britannico Norman Foster.

Un tempo la verticalità dei grattacieli sovietici era destinata, secondo un rigido protocollo, alla nomenklatura, che nell’ultimo periodo del regime stalinista assomigliava a quella che Simon Sebag Montefiore descrive come una «political dining society»; all’interno degli alti edifici vi era un microcosmo a sé, isolato dalla vita dei comuni cittadini, con i fregi e le decorazioni esterne di gusto estetico reazionario, simbolo dell’autocelebrazione del regime totalitario sovietico e della sua burocrazia.

Il Lakhta Center è invece espressione di una nuovo approccio in architettura, che tiene conto della sostenibilità ambientale e dell’efficienze energetica, presupposti irrinunciabili per il rinnovamento urbano delle smart city, come è stato sottolineato durante i lavori del XVI All Russia Forum on “Strategic Plannin in Russian Regions and Cities”, che si è svolto il 23 e il 24 ottobre 2017 a San Pietroburgo.

Nell’ottica di una patriottica rinascita urbanistica delle aree pubbliche, il Lakhta Center, adibito a quartier generale del gruppo Gazprom, non sarà un luogo in cui si svolgeranno solo affari; al suo interno infatti ci sarà un punto panoramico aperto al pubblico, il più alto d’Europa (360 m.), oltre a un planetario a forma di mongolfiera, da cui sarà possibile osservare oltre 10.000.000 stelle, un anfiteatro che affaccia sul Golfo di Finlandia, un centro di ricerca e di formazione, nonché altre strutture adibite a uso pubblico. Entusiastico il commento di Benedetta Tagliabue, a capo dello studio di architettura spagnolo EMBT e membro della giuria del Premio Pritzker per l’Architettura nel 2016:

This project is not only about creating a huge, gigantic and recognizable building, which is an obvious goal, but it is also about having an impact. The purpose is to give people a chance to come to the Lakhta Center and find things they cannot find in other places. If you build a tall building, you can give people something… Public spaces is a great opportunity to repay our debt to society”.

La costruzione del Lakhta Center, affidata al prestigioso studio Zaha Hadid Architects, è iniziata alla fine di agosto 2015 e il 27 giugno 2016 è diventato l’edificio più alto di San Pietroburgo con i suoi 147 metri. Il mese successivo ha superato la Tour du Midi a Saint-Gilles, in Belgio, alta 150 metri e, dopo poco tempo, il complesso di Maastoren di Rotterdam, formato da due grattacieli, di cui il più alto si eleva per 165 m. È stata la volta poi del Roche-Turm di Basilea, in Svizzera (178 m.) e del Turning Torso di Malmö, in Svezia (190 m.).

Nel mese di ottobre 2016 la scalata al cielo del Lakhta Center è proseguita con il superamento il 7 del mese del più alto grattacielo in Italia, la Torre UniCredit sita in Milano (218 m.) e il 26 di ben due grattacieli alti 231 m. in un solo giorno: il Palazzo della Cultura e delle Scienze di Varsavia e la Tour First, anche conosciuta come CB31, di Parigi.

All’inizio del 2017 il grattacielo in costruzione ha oltrepassato la Torre de Cristal di Madrid (250 m.); nel giorno dedicato alle esplorazioni spaziali, il 12 aprile, ha eclissato The Shard di Londra (306 m.) e nell’ottobre 2017 ha eguagliato e poi superato la Torre della Federazione di Mosca (374 m.). L’annuncio è stato dato durante il 100+ Forum Russia, un convegno internazionale per il design, la costruzione e il finanziamento di progetti edilizi che riguardano esclusivamente grattacieli. Il forum si è svolto a Ekaterinburg da 4 al 6 ottobre 2017. Quando l’edificio sarà ultimato nel 2018, la sua altezza avrà raggiunto i 462 m. e, oltre a essere il più alto grattacielo d’Europa, sarà uno dei venti più alti in tutta la storia dell’architettura.

Per la comparazione delle altezze è stato applicato il metodo Emporis e sono stati presi in considerazioni solamente edifici, non si è tenuto conto pertanto di costruzioni come le torri TV.

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La forma a guglia  del Lakhta Center simboleggia il potere dell’acqua, elemento naturale che predomina nel panorama di San Pietroburgo. Con le sue facciate in vetro che cambiano colore a seconda della posizione del sole e dell’intensità della luce, l’edificio in costruzione rappresenta l’estetica delle fredde distese d’acqua tipiche della regione baltica. Il grattacielo si erge su ottantasette piani; ha una forma elicoidale simile a quella della Shanghai Tower e, allo stesso tempo, fa venire in mente un boomerang.

L’edificio è situato a soli nove chilometri dal centro della città e, come per il World Trade Center di Mosca, la sua posizione strategica fuori dal centro storico può servire da catalizzatore per il mondo della finanza internazionale e competere con analoghe strutture in città come Singapore e Hong Kong, come sottolineato da Ahmad Abdelrazak, senior executive e vice presidente di Samsung C&T.

Un edificio iconico e di complessa realizzazione, con una struttura che s’innalza verso il cielo, creando diversi movimenti geometrici. Il grattacielo s’inclina, si piega e ruota, fa da ponte tra il mare e il cielo. Il Lakhta Center è il simbolo di una città che, da finestra sull’Europa del passato, si proietta verso il futuro, candidandosi a essere una delle città intelligenti del XXI secolo.

Leila Tavi

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Foto e video: courtesy ufficio stampa del Lakhta Center

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.