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Eduardo e Cristina: Il capolavoro riscoperto

Una rarissima opera di Rossini ha rivisto la luce al ROF di Pesaro.

Un primo appuntamento dal sapore pionieristico, quello che, l’11 agosto, ha inaugurato la 44^ edizione del Rossini Opera Festival con la messinscena di Eduardo e Cristina. L’evento resterà impresso nella memoria del pubblico, che ha assistito alla prima esecuzione moderna in Italia dell’unica opera ancora assente all’appello del ROF. Eduardo e Cristina, nella sua prima edizione critica – frutto della collaborazione con Casa Ricordi, a cura di Alice Altavilla e Andrea Malnati – è stata trasmessa (con un’ora e mezza di differita) da Rai Cultura.

La genesi di Eduardo e Cristina s’inserì in una delle pagine più dense dell’agenda di Gioachino Rossini: nel dicembre 1818, parallelamente all’ultimazione di Ricciardo e Zoraide, il compositore si impegnò a consegnare un dramma in due atti per il Teatro San Benedetto di Venezia entro il 30 marzo 1819, impegno che si sommò alla riedizione di Mosé in Egitto (7 marzo) e al debutto di Ermione (27 marzo). Al felicissimo esordio di Eduardo e Cristina (24 aprile) seguirono trenta repliche consecutive, e altre due opere videro la luce nei mesi seguenti: La donna del lago a ottobre, e Bianca e Falliero a dicembre.

Gioachino Rossini nel 1865.
Gioachino Rossini nel 1865.

          

Dopo il 1840, quando, nonostante il successo, l’opera scomparve improvvisamente dalla circolazione, si contano due sole rappresentazioni di Eduardo e Cristina, nel 1997 e nel 2017, a Wilbad (sede di una rassegna rossiniana).   L’ingente mole di lavoro e le tempistiche ristrette obbligarono Rossini a realizzare un centone, secondo una pratica che sfruttò sovente nel corso della sua carriera. La partitura di Eduardo e Cristina, infatti, è un collage di musiche, estrapolate in larga parte da Ermione, il capolavoro che, nemmeno un mese prima, ebbe un debutto fallimentare. Aiutato dai gusti variegati del pubblico ottocentesco, Rossini poté riscattarsi a Venezia dalla bocciatura ricevuta dal pubblico napoletano.


Rispetto alla consuetudine di Rossini, avvezzo agli intrecci tra molti personaggi, la trama di Eduardo e Cristina è molto semplice. Carlo, re di Svezia, promette la figlia Cristina al principe scozzese Giacomo; ma non sa che la fanciulla è segretamente legata al condottiero Eduardo, col quale ha avuto un figlio, Gustavo. La coppia viene imprigionata, ma presto tratta in salvo dal fidato Atlei durante l’assalto da parte dei russi. Eduardo sconfigge i nemici e offre a re Carlo la vita in cambio della libertà di Cristina e del figlio. Il sovrano, mosso a compassione, acconsente all’unione dei giovani amanti.         

Al di là dell’urgenza pratica, e delle accuse di pigrizia, Rossini costruì sempre molto attentamente i propri centoni; Eduardo e Cristina è una delle più notevoli testimonianze del suo metodo: il maestro distribuì i numeri musicali “riciclati” rispettando le affinità tra personaggi e situazioni. Basti considerare il dramma interiore di Cristina, che, combattuta tra l’amore del padre e quello dell’amato, riecheggia i turbamenti di Andromaca (Ermione) e anticipa il personaggio di Anna (protagonista di Maometto II, composto l’anno seguente).  

Il capolavoro di Rossini ha ripreso vita grazie all’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, egregiamente diretta da Jader Bignamini, che ha offerto una godibilissima lettura dell’orchestrazione.

Jader Bignamini
Jader Bignamini

L’accuratezza ed eleganza del lavoro di Bignamini ha bilanciato la facondia del regista, Stefano Pola. Quest’ultimo, data l’assenza di allestimenti precedenti in Italia, ha avuto carta bianca, e ha curato l’allestimento di Eduardo e Cristina a 360 gradi. Le scelte registiche e scenografiche di Pola – notoriamente divisive – hanno piuttosto penalizzato il pionieristico recupero dell’opera: il contrasto dominante di bianco e nero è un espediente molto semplice per riflettere le opposizioni che muovono l’azione (il conflitto tra Cristina e Carlo, la rivalità di Eduardo e Giacomo, gli scontri tra svedesi e russi) ma diverge dal patetismo colorito di Rossini (specialmente nelle pagine belcantistiche).

La tensione emotiva della vicenda è accentuata dall’illuminazione, dal movimento incessante sulla scena e dalle strutture metalliche che definiscono lo spazio fisico e psicologico dell’azione. Di pari passo con la riconciliazione dei personaggi, la scenografia si ricompone in un disegno chiaro, svelando una coppia di corpi scultorei abbracciati. Per tutto lo svolgimento, la scena è occupata costantemente da una squadra di tersicorei che, nelle intenzioni del regista, ha lo scopo di amplificare l’atmosfera emotiva dell’azione. Ne risulta uno spettacolo sovraffollato, caotico, distrattivo e noioso, in cui la presenza insistente di coreografie prevarica la prestazione dei cantanti (carenti sul piano interpretativo).

Felicissimo ritorno al festival di Pesaro per Daniela Barcellona, beniamina dei ruoli rossiniani en travesti, che veste i panni di un Eduardo i cui temperamenti di condottiero e di tenero amante si fondono fino al gioioso finale della grande aria, «Come rinascere vi sento in core» (che ricalca, con una tonalità gioconda, la cavatina di Oreste in Ermione).

Daniela Barcellona (Eduardo) con Matteo Roma (Atlei) e il coro.
Daniela Barcellona (Eduardo) con Matteo Roma (Atlei) e il coro.

Meritevole l’esibizione di Enea Scala; il tenore, forte della familiarità col ruolo di Pirro (Ermione), ne ha efficacemente riproposto la verve nelle vesti di Carlo. La vocalità di Scala vanta una certa omogeneità nel registro acuto e centrale, ma accusa qualche sforzo in quello basso. La prestanza vocale del cantante risulta “stemperata” dalla gestualità e dai costumi, entrambi poco convincenti per il tipo di ruolo.

Enea Scala (Carlo) seguito dai tersicorei durante il coro "Serti intrecciar le vergini".
Enea Scala (Carlo) seguito dai tersicorei durante il coro “Serti intrecciar le vergini”.

Un esordio promettente, quello del soprano Anastasia Bartoli, per la prima volta alle prese con Rossini. Bartoli ha sfoggiato una vocalità estesa e potente, ben avviata alla brillantezza e difficoltà del canto rossiniano. Un plauso va allo sforzo vocale e fisico che la cantante ha superato nel duetto del primo atto, in cui si arrampica e si rigira in una sorta di gabbia. La conquista di una maggiore scioltezza (e di una dizione più chiara) sarà certamente favorita dalla più assidua frequentazione del repertorio del pesarese.

Anastasia Bartoli (Cristina)
Anastasia Bartoli (Cristina)

Eduardo e Cristina ha molto da raccontare del genio di Rossini, e della necessità di preservarne ed esplorarne instancabilmente l’eredità.

Le repliche di Eduardo e Cristina andranno in scena il 14, 17 e 20 agosto.

Roberto Gentile

Immagini per gentile concessione della Fondazione Rossini.