Cultura

Il ritorno di Marco Bellocchio al cinema: la storia di Tommaso Buscetta

 

Tradire la famiglia per onorare un ideale: Tommaso Buscetta è il pentito che fece scoprire Cosa Nostra. Il Traditore è l’ultimo film di Marco Bellocchio, uscito nelle sale cinematografiche il 23 maggio 2019 e presentato a Cannes nello stesso giorno come unico film italiano in concorso per la Palma d’Oro. Proprio qui il lungometraggio ha riscosso molta fama, come testimoniano i 13 minuti di applausi ininterrotti e le continue ovazioni che accompagnavano gli abbracci degli attori visibilmente commossi a fine proiezione.

In attesa delle anteprime di Venezia 2019, vi riproponiamo uno dei film italiani usciti questo anno che ci ha particolarmente colpito.

Il Traditore raccontata la storia di Tommaso Buscetta, forse il primo grande pentito di mafia che la storia ci ha dato, interpretato magistralmente da uno splendido Pierfrancesco Favino. Chiaramente non ci si deve aspettare una biografia, in quanto si racconta soltanto una storia, alcuni aspetti di un uomo che si autodefinisce più volte lungo la pellicola “uomo d’onore”. Partendo proprio da questo aspetto, come possono combinarsi insieme nella stessa persona un uomo d’onore e un traditore? Sì, come si legge nel titolo del film stesso, Buscetta è marchiato come traditore della grande famiglia di cui riteneva di non dover far più parte. Quando, all’interno del film, Buscetta si presenta al giudice che presiede il maxi processo, dirà di sé:

Sono entrato in Cosa Nostra con uno spirito e dentro di me quello spirito non è cambiato.

Don Masino (così veniva chiamato), quindi, sembra voler difendere e cercare di recuperare quella tradizione a cui aveva aderito. La divisione e le differenze tra quella che è definita vecchia e nuova mafia, dove si passa dal contrabbando di sigarette allo spaccio di droga sembra non piacere al nostro protagonista, lo si intuisce dalla scena iniziale del film, quando Buscetta è visibilmente agitato e preoccupato sia per la sua posizione, per questo si trasferisce in Sud America, che per la salute del figlio drogato.

È una produzione questa in cui non sono presenti grandi stragi o sparatorie tipiche di tutti i film inerenti alla criminalità organizzata, ma, nonostante questo, lo spettatore è legato alla visione per tutta la sua durata grazie al grande lavoro di montaggio e alla scelta delle sequenze mai banale.

Il Traditore è dunque il lavoro al di là degli schemi fino ad oggi visti, dove i “buoni” e i “cattivi” sembrano battersi quasi alla pari, dove anche tra Falcone e Buschetta è in grado di nascere una qualche relazione di complicità. Come ben noto, il boss dei due mondi, altro appellativo di Buscetta, rientrato in Italia decide di collaborare con la giustizia, stanco del mondo che non riconosce e che gli fa paura; quasi guidato da un qualche istinto di sopravvivenza. Incontra quindi il magistrato Giovanni Falcone, il quale riesce a ottenere la sua fiducia e soprattutto la sua stima; come se il pentito riscontrasse nel giudice una somiglianza che li potesse accomunare. Falcone è anch’egli un uomo che crede in un ideale, molto diverso da quello del mafioso, parliamo in questo caso di un ideale di giustizia e di verità che il magistrato ricerca incessantemente ed è questo quello che il pentito rispetta. Esemplare in questo discorso è la frase che don Masino gli rivolge durante un loro incontro:

Noi dobbiamo decidere soltanto una cosa: chi deve morire prima tra lei e io.

Come se entrambi per le loro azioni fossero consapevoli di andare incontro a un destino certo. Malgrado tutte queste sfumature e sfaccettature che potrebbero fare di chiunque un eroe, Buscetta non è mai dipinto come tale. Lo stesso regista in un’intervista a Fabio Fazio durante il suo programma Che tempo che fa (19/06/2019) definisce quest’uomo non un eroe ma neanche un delinquente.

Tommaso Buscetta resta all’interno del film un uomo distinto, come detto all’inizio, un uomo d’onore; sempre con la postura composta e dai modi pagati in confronto alla goffaggine di tutti gli altri mafiosi che egli stesso ha fatto arrestare. In questo rientra l’interpretazione eccellente di Favino che, in grado di giostrarsi tra il siciliano, un portoghese maccheronico e un inglese italianizzato, ha saputo rappresentare le paure e le riflessioni di un uomo sull’orlo del baratro ma che non è mai caduto in basso. Un uomo, la cui aspirazione più grande era quella di morire nel suo letto, cosa che è accaduta veramente il 2 aprile del 2000 a New York, all’età di 71 anni; aspirazione che Falcone non ha potuto assecondare.

Michela Orelli

_________________________________________________________________________________________________________________

Cover Photo e trailer: courtesy Festival de Cannes

Recensione di Sulla Mia Pelle

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.