Cultura

Elsa che parla alle Lampade

Il 10 e 11 gennaio al Teatro Porta Portese è andato in scena lo spettacolo Elsa che Parla alle lampade, diretto da Anthony Rosa.

Sulla scena le luci di piccole lampade, posizionate sui due lati della scena,  si accendono e  spengono a ripetizione, a tratti sembrano borbottare, sghignazzare, consegnano messaggi importanti,  suggeriscono strategie, rappresentano il simbolo di scelte di vitale importanza per la protagonista, Elsa. 

Lei, lunghi capelli di un biondo ramato e vestita con una tunica bianca è una donna che lentamente  si  apre e si confida al suo pubblico, parlando con una punta di ironia di se stessa, dei momenti salienti della sua esistenza  e dei suoi amori, struggenti, difficili, contorti. 

Sul fondo del palco,  il maestro francesco Paniccia accompagna con il suono del pianoforte le fasi esistenziali di Elsa : la musica, delicata e mai invadente,  non rappresenta solo un arricchimento dello spettacolo, ma è la coprotagonista della scena, con una scelta di splendidi brani fine anni 80/90 (Material Girl, Ordinary World, Girls just want to have fun, tra le altre)  

C’è molta speranza  in Elsa, un pizzico di ingenuità e il desiderio di essere amata profondamente, anche se capiamo che  il suo primo amore, lentamente, mostra il suo lato violento e amaro. 

 In quel momento, le lampade,  simbolo di fantasmi femminili  feriti per amore che riemergono dal passato, cominciano a voler “parlare” per regalare ad Elsa un ricordo e un insegnamento importante da conservare nel presente. 

Nives, Pina, Mafalda, Antonietta e le altre anime invisibili, sono fili che legano la protagonista a ricordi di una vita sbiadita che torna per riconnettersi con il presente  per evitare gli stessi sbagli, forse. 

Il testo di Enza Li Gioi, ben interpretato da Sara Pastore, perfettamente nei panni della protagonista,  è scorrevole, fluido, non cede mai alla tentazione di enfasi eccessiva, ma è capace di alternare momenti di intensa e profonda  drammaticità, (come la luce rossa, simbolo della violenza) ad altri più leggeri, ironici  e divertenti. 

La chiave vincente di questo spettacolo è la capacità di spiazzare lo sguardo del pubblico: Due splendide ragazze (Sylvia di Ianni e Ilaria Amadei) , nel foyer del teatro Porta Portese ballano, si scatenano, si divertono. 

La festa tra di loro,  è il dolce preludio all’ingresso in teatro e all’inizio dello spettacolo. Sembra un’atmosfera leggera, frizzante, ma in poco tempo, conosciamo la protagonista, il ritmo cambia e il clima diventa più intimo, riflessivo, a tratti sofferto. 

Sara Pastore, accompagnata sempre dal suono del pianoforte,  tra malinconia e qualche sorriso amaro,   trascina lo sguardo  in un lungo flusso di coscienza al femminile che cresce, cambia tono e ritmo durante tutto lo spettacolo e riesce ad appassionare il pubblico con intensità, profondità e calore. 

Emozionante e intenso.