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Le 3 meraviglie del Palio di Siena del 16 agosto 2019: Remorex, Milo Manara, il simbolo di potenza della Contrada della Selva

 

La magia del Palio di Siena si è ripetuta il 16 agosto 2019 con atmosfere uniche al mondo fra musiche, suoni e colori che caratterizzano l’identità di un popolo.

Il Cencio

I colori della Selva sfilano per le vie di Siena portando il Cencio dipinto da Milo Manara fra i  vicoli e le piazze di una città che in ogni stagione offre spettacoli incantevoli e custodisce monumenti che regalano ai visitatori sguardi sempre nuovi. Un incanto che si intreccia con un altro incanto e crea alchimie uniche al mondo. Un insieme di opere d’arte distribuite dalla storia nella città, nelle sue piazze, nei suoi vicoli, nei Musei. Atmosfere  magiche, giochi di luce, incanti e sensazioni che si rinnovano e che portano alla memoria i momenti in cui il popolo delle contrade attende di vedere il Drappellone dipinto da artisti nostrani e internazionali. Attese che custodiscono inquietudini, timori, emozioni. La Madonna del Palio deve avere caratteristiche riconoscibili ed evocare una bellezza che pur rinnovandosi di anno in anno mantenga connotazioni accessibili a tutti. Come hanno sostenuto, seppur in maniera diversa, Paul Klee e Joan Mirò, nel secolo scorso a proposito dell’arte, le opere, i volti, i corpi, divengono la rappresentazione dell’invisibile attraverso il visibile.

Gli artisti che dipingono il Cencio devono mettere assieme bellezza e unicità, monumentalità e familiarità, grandiosità dell’insieme e vicinanza a chi la osserva. Non deve esserci contrapposizione tra l’occhio e lo sguardo, tra il vedere e il comprendere, tra l’esteriorità e l’interiorità. E non potrebbe non essere così considerato che le raffigurazioni del Palio rappresentano il riflesso figurato delle idee e riflettono l’inconscio collettivo di una intera popolazione.

Basta affacciarsi sul palazzo del Comune durante questa attesa per comprendere l’identità di un popolo.

palio di siena

Lo stupore

Lo stupore che genera la bellezza improvvisa di un volto femminile ha da subito caratterizzato la  la popolazione senese che ha applaudito per 10 minuti  di fronte al Cencio dell’agosto 2019. La bellezza è pervasiva, entra dentro di noi e invade la mente con immagini indelebili che nel nostro caso popolano l’inconscio collettivo con elementi universali che unificano un ideale. La Madonna di Milo Manara ha corrisposto a questo senso di bellezza immateriale che possiede caratteristiche terrene e riconoscibili ma che sono inebriate di sacralità.

Il grande filosofo Friedrich Nietzsche sosteneva che ogni verità è curva e Milo Manara l’artista a cui è stato assegnato il compito di dipingere il Palio dedicato alla Madonna Assunta in cielo del 16 agosto ha da sempre fatto propria questa lezione applicandola ai corpi femminili.  L’artista Alto Atesino si è cimentato in questa impresa dopo grandi nomi della storia dell’arte che hanno spesso fatto discutere e ricevuto fischi, come nel caso di Fernando Botero del 2003 o di Gerard Fromanger nel 1989 o di Mimmo Paladino nel 1993,  tanto per citarne alcuni, che sono stati apostrofati talvolta anche con un: “Un ci piace  punto” detto con la foga che caratterizza il popolo toscano tanto ben descritto da Curzio Malaparte nel suo libro Maledetti Toscani.

Se l’erotismo è la spinta misteriosa verso ciò che è assente le donne di Milo Manara ben riflettono questo concetto; carnali, sinuose, sensuali, con i capelli vaporosi al vento, la bocca carnosa e socchiusa e le forme generose. Eppure sono sempre assenti. Esistono solamente nella mente di colui che le ha rappresentate e riflettono forse la propria parte femminile o forse il proprio ideale di donna, ma seguono certamente una ispirazione, verbo che si usa per parlare sia di fede che di arte. Ma ogni opera una volta riprodotta su tela, pur recando i tratti dell’artista che l’ha creata, acquista una propria identità e una propria autonomia. E chi meglio dell’artista che rappresenta da sempre “la spinta misteriosa verso ciò che è assente” poteva cimentarsi con una assenza-presenza, che spalma di luce ciò che la circonda e che nell’immaginario collettivo è sempre di una bellezza folgorante. È straordinario come Siena riesca a cogliere il sacro attraverso un telaio laico misto di sacro e profano. Un lavoro didattico non trascurabile attraverso una foresta di simboli che intreccia  in maniera armonica i tre poteri: quello amministrativo terreno che caratterizza il  Comune di Siena, da dove escono i cavalli durante la carriera, quello celeste dove si reca il cavallo vincitore dopo la corsa, in questo caso in Duomo, e quello del popolo delle contrade che accompagna tutti i passaggi ed esprime il proprio assenso o dissenso. I senesi quando si tratta di Palio non perdonano e non amano vedere stravolta l’immagine di colei che rappresenta la Madre di Dio. Questa volta però non è avvenuto così; la Madonna di Manara ha prodotto un effetto magnetico ed è stata accolta subito con entusiasmo. Il suo sguardo e la vitalità che emana unito a quello del cavallo che a sua volta evoca bellezza, agilità ed eleganza, hanno da subito annullato le difese dei senesi con una straordinaria  potenza evocativa. Capelli vaporosi al vento, chiome fluide, sguardo sensuale e al tempo stesso dolce, bocca carnosa ma senza nessuna volgarità e con il cavallo in basso quasi a rappresentare un  prolungamento delle gambe, punto di incontro fra terra e cielo con quel volto fresco pieno di tenerezza, incanto, bellezza e abbandono. La Madonna di Manara è carnale, si apre a  tutti, ma non è di nessuno, è un ideale femminile e sacro e nel momento in cui lei viene assunta in cielo sotto una luce color miele, il cavallo Remorex dentro una piazza perfetta che ospita la rievocazione storica, per la seconda volta  vince il palio scosso, questa volta per la contrada della Selva.

palio di siena

I colori verde e arancio con liste bianche che simboleggiano potenza della Contrada di Vallepiatta esultano e si mescolano al cielo color del oro mentre il Drappellone incomincia il suo viaggio fra le vie e le piazze. Da un punto di vista dello spazio, il gioco di luci e ombre del Cencio è assolutamente armonico, i  colori caldi più al centro con il rosso dell’abito che per strani rimandi della mente riportano alla mente le Madonne dell’800  e non solo accanto al giallo. Sopra e di lato l’azzurro della  volta celeste e in basso il color ghiaccio del cavallo. I volumi, le linee, il peso del colore esprimono  perfettamente l’assoluto e non solo ciò che a noi appare. La geometria spaziale e le figure si amalgamano perfettamente con un ritmo e una misura che appartiene all’arte antica  ma con una visione moderna. Come poteva non piacere ai senesi. È giusto a volte  corrispondere all’ideale di bellezza comune, così come è giusto che la Madonna scardini  tutti gli stereotipi, cambi mille forme riflettendo l’anima degli artisti che la creano e allo stesso tempo i cangiamenti dei secoli. Gilbert Keith Chesterton ebbe a dire che:

Il mondo  non morirà mai di fame per la mancanza di meraviglie, quanto per la mancanza di meraviglia.

 Questa meraviglia di certo ai senesi durante il Palio non è venuta mai meno

Paola Dei

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Foto all’interno dell’articolo @Paola Dei

Video: realizzato da puntodincontro

Leila Tavi

Leila Tavi is a journalist specialized in Russian Politics and Culture and PhD c. in Russian History at the University of Vienna under the supervision of Prof. Andreas Kappeler. She studied Political Science in Vienna and Rome, graduating in History of Eastern Europe at Roma Tre University, with Prof. Francesco Guida and a thesis on travel reports about Saint Petersburg by West Europeans at the beginning of the XIX Century. Previously she obtained a degree in Foreign Languages, with a specialization in German Philology at the University of Rome «La Sapienza». Her new book "East of the Danube" is coming soon.