Cultura

Arlecchino servitore di due padroni: torna Goldoni nello storico Teatro dei Rinnovati a Siena

Con Goldoni la stagione teatrale senese 2019-2020 prosegue con grande successo, per tutti coloro che desiderano avvicinarsi e confrontarsi a questa forma di arte, attraverso drammaturgie, musiche, scenografie e stili teatrali diversi.

Il doppio programma che ha rappresentato una rivoluzione culturale, come più volte ha detto il Direttore artistico Alessandro Benvenuti, ha permesso anche di gustare le opere, apprezzando da vicino anche le bellezze dei due storici Teatri senesi dei Rinnovati e dei Rozzi.

Arte nell’arte che educa al bello. Con queste premesse, non poteva mancare nel ricco cartellone, un’opera di Valerio Binasco, uno dei più apprezzati attori e registi teatrali italiani, che, con il Teatro Stabile di Torino nel 2018, ha prodotto per la prima volta Arlecchino servitore di due padroni.

Rappresentata a Siena il 17-18-19 gennaio 2020, l’opera ha toccato e tratteggiato tematiche tutt’altro che desuete e superficiali. Come ha sostenuto lo stesso regista:

Goldoni è capace di una scrittura che è solo in apparenza superficiale. Se vado nei dettagli, non solo del testo, ma soprattutto delle ragioni che spingono i personaggi a dire quelle cose e non altre, scopro una ricchezza di toni interiori che ben si adatta a essere interpretata con la sensibilità contemporanea”.

Operazione che il regista di Paderno ha realizzato attraverso il potente mezzo del testo, delle musiche, delle performances, delle risate e delle possibili tragedie sfiorate.

L’opera di Binasco si avvale delle interpretazioni di Fabrizio Contri, Michele di Mauro, Lucio De Francesco, Denis Fasolo, Elena Gigliotti, Caterina Leporetti, Gianmaria Martini, Elisabetta Mazzullo, Ivan Zerbinati. Le scene sono di Guido Fiorato, i costumi di Sandra Cardini, le luci di Pasquale Mari, le musiche di Arturo Annecchino.

Il regista ha declinato la Commedia dell’Arte in Commedia all’Italiana dove emerge una umanità vecchio stampo, paesana e arcaica, mantenendo modalità recitative e tematiche dell’epoca del commediografo e avvocato veneto Carlo Goldoni, che riflettono però anche il paradosso della commedia all’italiana, dove senza un particolare sondaggio dell’anima, si arriva comunque a comprenderla.

I personaggi all’epoca recitavano senza introspezione psicologica, ma utilizzando l’amplificazione dei gesti, delle posture, dei movimenti, in quanto, come sappiamo, non esisteva ancora la psicoanalisi. Allo stesso modo Binasco ha evidenziato il ruolo della donna che, tanto più apparteneva ad un rango sociale elevato, quanto più doveva soccombere al volere della famiglia, pur tentando timide o appassionate ribellioni. Tema ancora molto attuale in certe situazioni.

Dopo una prima parte più lenta, attraverso la quale, il regista ci presenta i personaggi e la storia, si entra nel vivo dell’opera che diviene più scoppiettante e vivace con il protagonista principale, Arlecchino, interpretato da Natalino Balasso, che si fa portatore di qualità ambivalenti e contraddittorie: meschino, anarchico, servile, ma anche capace di rompere il perbenismo e le idiozie della società borghese.

A chi mi chiede come mai ancora Arlecchino servitore di due padroni del 1745, rispondo che i classici sono carichi di una forza inesauribile e l’antico teatro é ancora il teatro della festa e della favola”.

Che non passa mai di moda, allo stesso modo in cui non passano mai di moda gli scritti di Luciano di Samosata, scrittore e retore greco, che, immaginando i due atteggiamenti dei due filosofi Democrito ed Eraclito immaginò una dialogo fra di loro. Eraclito sostiene:
.

Se osservo il mondo e ciò che accade mi viene da piangere”.

Gli fa da contrappunto Democrito che replica:

Se osservo il mondo e ció che accade mi viene da ridere”.

Si ride per nascondere il dolore e si piange di gioia. Alcuni ridono, altri piangono. Un dolore può trasformarsi in battuta ironica. Una sciocchezza può diventare una tragedia sfiorata, Si può ridere fino alle lacrime….

E chissà che Binasco non abbia proprio voluto dirci che la vita, Commedia dell’Arte o Commedia all’Italiana, che sia, è sempre un riso o un pianto.

Paola Dei

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Goldoni

Foto: Courtesy Teatri di Siena