In ReMinore di Antonio Castaldo alla 82. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia
Il regista vigile del fuoco racconta il lutto
Il regista vigile del fuoco
Antonio Castaldo, regista vigile del fuoco, è abituato a incontrare ogni giorno il dolore nel suo lavoro: lo trasforma e ce lo restituisce in forma d’arte. Fin dai suoi primi lavori ha mostrato un talento particolare nel raccontare l’empatia in modo sobrio, senza superlativi né pruderie. Per lui il dolore è una presenza costante e trasformarlo in arte è un’esigenza. Lui stesso in una intervista sul Quotidiano Roma del 22 maggio 2025 racconta: “Come artista, sentivo la necessità di dare forma a un trauma che ha segnato la mia giovinezza. Di fronte a certe esperienze, c’è chi si rifugia nella spiritualità, chi nella depressione o nella dipendenza. Io, per fortuna, ho scelto un’altra strada.” Il nuovo film rappresenta un passaggio fondamentale nel suo percorso umano e creativo: “Questo film, di certo, non placherà il mio sentimento verso la morte. Ma è un passo, un atto di condivisione e forse, con il tempo, una strada verso l’accettazione. È un cammino aperto. È un percorso che non pretende di spiegare, ma che si apre a chiunque senta il bisogno di riconoscersi, anche solo per un momento.” Nel cortometraggio prosegue il racconto dell’empatia con gli animali, che si è espresso magnificamente nel cortometraggio precedente intitolato Gli Elefanti. Qui cambia il tipo di animale: troviamo i cani, ma ciò che il cineasta ci racconta é una “profonda esperienza di rapporto tra uomo e animale. Un legame emotivo reciproco e di crescita personale che si sviluppa attraverso la fiducia, l’amore e la comprensione tra essere umano e animale e che conduce ad una profonda connessione con la vita e la natura, seppur in situazioni in cui c’è l’incontro con la morte. Da questi presupposti prende vita In ReMinore realizzato con Gianluca Grazini e Marco Signoretti, che verrà presentato alla 82 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Un traguardo importante ma anche un modo per disseminare sensibilità e stimolare la compassione.
Montaggio impeccabile
Il montaggio è impeccabile, soprattutto nei passaggi tra giorno e notte, dove il regista riesce a far progredire la narrazione, rivelando gli elementi chiave della storia grazie ad azioni significative, scelte visive come i movimenti di macchina e le inquadrature. Molto efficace è il passaggio dall’oscurità che riflette e rappresenta anche il buio della persona che non è più possibile salvare, alla luce quando il cane abbaia e trova qualcuno vivo.
Il regista nella narrazione evita stereotipi visivi e usa le riprese dall’alto in maniera non convenzionale. Non sono, infatti, vetrina di paesaggi, ma strumenti espressivi. Soprattutto in una scena dove dalle riprese dall’alto si avvicinando lo spettatore ai personaggi, a ciò che accade sulla terra e dunque all’emozione e all’intimità. Il montaggio crea tensione e commozione, guidando lo spettatore e stimolando una risposta empatica. Un racconto crudo e tenerissimo al tempo stesso. Mentre la TV descrive la furia del terremoto e la difficoltà del prestare soccorso in una terra devastata, emerge la speranza di trovare un segno di vita sotto le macerie.
Contagio Emotivo
Il contagio emotivo tra cani, persone e ambiente, anche quando quest’ultimo è devastato, richiama la leggenda messicana La notte degli spiriti animali, che, nonostante qui gli animali siano vivi, sembra esprimersi con il loro silenzio e con il buio della notte che accompagnano l’esperienza del lutto.
Il suono e le sonorità amalgamano il racconto e si integrano perfettamente con le immagini, amplificando delicatamente l’impatto emotivo. I personaggi e le espressioni sui loro volti sono autentiche. Si riesce a identificarsi con le scene, con il personaggio e persino con il cane, proiettando le nostre esperienze su ciò che vediamo. Urla, silenzi; la tensione accompagna tutto il film dove la voce del giornalista televisivo racconta momenti importanti del salvataggio. Momenti che sembrano interminabili su uno dei volti dei soccorritori, illuminato da una luce che vira verso il blu. Il silenzio è protagonista assoluto. Poi un respiro, tornano i suoni, il cagnolino abbaia; una liberazione finale. Non c’è pruderie né sentimentalismo; nulla è fuori tono.

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