Cultura

Intervista a Giorgia Evangelista e Irene Cristini, ideatrici di Un’Ora per Me”

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Un’Ora per me nasce da un’esigenza semplice,  ovvero quella di aprire uno spazio di dialogo e confronto tra donne , tra madri.

 L’idea è  quella di  offrire alle mamme coinvolte momenti  di socialità e di crescita personale in cui i bambini siano i benvenuti, coinvolti in attività parallele gestite da educatori o da mamme volontarie, così da non rappresentare un “problema da risolvere”, ma parte integrante di una comunità che si prende cura di sé.

Le mamme partecipanti potranno, in questo modo,  ritagliarsi momenti  speciali da condividere con altre donne come corsi creativi, gruppi di lettura o cineforum tematici.

 L’iniziativa, inaugurata il 14 settembre presso Il parco di Grotta Perfetta, nasce da Irene e Giorgia, due professioniste, due donne con storie diverse ma con un bisogno comune — quello di sentirsi  meno sole in questa fase di vita. Con “Un’Ora per Me“, idea nata da un incontro casuale in libreria, l’obiettivo è  quello di creare una rete per coltivare passioni, supportarsi a vicenda, riscoprire il piacere del confronto adulto… e farlo senza sensi di colpa.

Abbiamo Intervistato Irene e Giorgia, le ideatrici di “Un’ora per me”

1. “Un’Ora per Me” ha l’obiettivo di creare uno spazio di confronto sincero tra donne, tra madri. Come nasce questa splendida iniziativa e qual è stato il punto d’incontro di Irene e Giorgia, che hanno dato vita a questa idea?

L’idea è nata da un incontro molto semplice, ma che per noi è stato speciale: ci siamo conosciute ad inizio 2024 a una libreria di quartiere, durante un evento per bambini. Una chiacchiera come tante tra mamme è diventata subito più profonda, perché entrambe sentivamo il bisogno di parlare anche di altro: di noi, del nostro lavoro, delle nostre passioni, delle fatiche e dei desideri che spesso restano chiusi in un cassetto dopo la maternità. Da lì è scattata la scintilla: se questo bisogno lo sentivamo così forte noi, chissà quante altre mamme vivevano la stessa sensazione. Così abbiamo deciso di provare a trasformare quell’intuizione in un progetto vero, costruendo uno spazio dove la maternità non sia sinonimo di rinuncia, ma di arricchimento reciproco. Siamo partite dallo spazio online del gruppo Facebook “Un’ora per me – Mamme di Montagnola e Dintorni” che a distanza di circa un anno conta più di 80 iscritte, ma ora siamo pronte per strutturarci anche nel mondo reale e attivare iniziative concrete sul territorio.

2. Il progetto nasce come uno spazio fisico e simbolico in cui le mamme possono dedicarsi ad attività rigeneranti in cui coltivare un proprio spazio personale e di confronto costruttivo. Che tipo di attività avete intenzione di realizzare?

La nostra idea è quella di proporre attività che siano alla portata di tutte, con leggerezza e senza sensi di colpa. Pensiamo a corsi creativi come macramè, pittura, scrittura o piccole attività artigianali, ma anche momenti di cultura condivisa come club del libro e cineforum e attività volte al benessere fisico. L’elemento per noi più importante è che queste esperienze possano svolgersi in uno spazio accogliente dove le mamme vengano supportate nella gestione dei figli: vogliamo che nessuna debba rinunciare solo perché non sa a chi affidare i bambini. In questo modo, mentre le mamme coltivano i propri interessi, i bambini possono giocare, sperimentare e socializzare in attività parallele, seguiti da educatori o volontari. Il nostro obiettivo è creare una comunità che unisca crescita personale e supporto reciproco, con un pizzico di creatività e tanto calore umano.

3. Un’ora per me nasce nel vostro quartiere di riferimento, la Montagnola. State pensando di espanderlo creando rete e contatti con altri quartieri?

Grazie per la domanda che ci pone subito in una logica progettuale e di visione, sulla quale stiamo sicuramente lavorando e riflettendo! Siamo sicuramente consapevoli dai dati raccolti, sia nel primo sondaggio condotto su 100 mamme di quartiere che dalle condivisioni nel nostro gruppo, che la necessità di un servizio così investe le mamme di tutta Roma e di tutta Italia, ci verrebbe da dire. Ma al momento prediligiamo lo sviluppo graduale, se un domani avremo il piacere di contemplare il progetto diventare un servizio efficace e ben radicato nel quartiere Montagnola e circondario perché no!? Potremmo valutare di duplicarlo in altri municipi!

4. Una mamma che si prende cura di sé e dei suoi spazi lo trasmette anche ai suoi figli. A questo proposito mi viene in mente questa citazione “Ci sono solo due lasciti inesauribili che dobbiamo sperare di trasmettere ai nostri figli: delle radici e delle ali.” (Harding Carter). Che ne pensate?

Beh, come non essere d’accordo, entrambe includiamo nel nostro modello educativo un aspetto: desideriamo che i nostri figli vedano di noi anche la persona che continua e deve continuare ad esistere insieme alla mamma, una persona che ha interessi, passioni, che vive e si nutre anche di stimoli esterni dal progetto professionale e familiare e, come dici tu, questo è un valore che può essere assorbito dai figli anche solo osservando come noi ci prendiamo cura di noi stesse.

Anche perché oltre ad essere un lascito in termini di esempio per quando saranno adulti, nell’immediato, ti diciamo onestamente che entrambe, quando torniamo da un nostro spazio che sia sport, una chiacchiera con le amiche o una serata al cinema, notiamo che le nostre energie come mamme sono rigenerate e crediamo questo faccia del bene anche alla relazione con i nostri figli.

Tra l’altro esiste uno studio scientifico in cui si dichiara che un figlio che gradualmente, anche in termini di tempo della separazione (in base all’età chiaro), sperimenta degli spazi di autonomia separato dalla madre, in un contesto in cui si sente sicuro e sereno, sviluppa più flessibilità e vive gli scatti di crescita in modo più fluido. Colpisce molto questo studio perché attesta scientificamente quello che suggerisce una frase di una mamma che ci ha molto colpito e lasciato riflettere, così chiudiamo anche noi con una citazione: ‘essere un buon genitore vuol dire vivere un lungo addio’ o sia facilitare la crescita e la voglia di essere parte del mondo dei nostri figli. Perciò restare connesse ai nostri bisogni, ai nostri desideri e ai nostri sogni in qualche modo può aiutare la diade madre/figlio molto forte soprattutto nel primo anno di vita del bimbo, ma anche nei primi 3 , ad accompagnare con dolcezza questo processo nel tempo preservando il benessere di entrambi.

Giorgia Evangelista e Irene Cristini